Il Corriere della Sera
Luigi Barzini
L'attacco disperato
30 gennaio 1912 –Anno 37- Num.30, pp 1
L’intera I pagina ha per titolo. L’audace attacco nemico alle trincee di Ain-Zara
La parte centrale ( 4 colonne) è occupata dall’articolo di Luigi Barzini, L’attacco disperato organizzato in sei paragrafi: L’attacco preannunciato; Il primo colpo; Interno di fucilate; Bizzarro episodio; Assalto generale; Il nemico in ritirata. Si parla dell’attacco di seimila nemici al "campo trincerato" di Ain-Zara, avvenuto il 28 gemnnaio. Lo stesso Barzini sottolinea che si tratta di un "rendiconto sommario" approntato in fretta e inviato per telegrafo. Si ricostruisce l’antefatto ( la ricognizione da parte dei turchi delle nostre postazioni intorno a Tripoli), l’inizio proditorio delle ostilità ( "Il nemico ha aspettato che la luna tramontasse per avvicinarsi. Erano le tre. I soldati dormivano profondamente sotto le tende che si allineano nei fossati presso le trincee; non una luce brillava negli accampamenti. Ain-Zara sembrava deserta. […] Nessun rumore giungeva dalla steppa, ma al chiarore sidereo della notte una vedetta del 50 fanteria ha visto qualcosa muoversi oltre i reticolati silenziosamente come un’ombra."), la risposta disciplinata e immediata dell’esercito italiano, particolarmente lodata da Barzini ( "allora è avvenuto questo fatto magnifico: senza che alcun ordine fosse impartito, senza che alcun segnale fosse dato, con una rapidità silenziosa, disciplinata, tutti i soldati si sono trovati ai loro posti di combattimento.[…] Un minuto dopo il primo colpo, la difesa era completa.". Cominciano le scariche di fucileria, ed entra in azione anche il proiettore, per illuminare le postazioni nemiche ( "un torrente di luce candida ha attraversato la notte gettando bagliori nello spazio e le posizioni nemiche sono apparse vividamente luminose sullo sfondo buio del cielo". Gli assalti , provenienti dal lato sud e dal lato orientale sono respinti, ma dopo un’ingannevole pausa, riprendono con più forza. Ancora una volta, ripete Barzini, "con la stessa rapidità e lo stesso ordine di poco prima, le trinceee sono state guarnite e il fuoco della difesa ha risposto impetuosamente". Intanto "l’alba cominciava appena a schiarire l’oriente", l’attacco si concentra sul lato occidentale, difeso dal 40 fanteria. Entrano in azione i trenta cannoni da montagna che colpiscono le schiere assalitrici: "E’ un viavai di barracani, un comparire e uno scomparire repentino di gente, un coronarsi di alture che si granulano di teste, uno sprizzare di migliaia di pennacchietti di fumo da ogni valletta, da ogni riparo.[…] Si distinguono perfettamente i turchi dagli arabi: ometti scuri e ometti grigi". La conclusione è che "Alle undici la guarnigione di Ain-Zara ( di cui subito prima è stato indicato il comandante, gen. Lequio, e la consistenza , 50, 40 e 6 reggimento di fanteria e un battaglio degli alpini) rioccupava i posti avanzati come negi altri giorni, e un vociatìre lento si spandeva nell’accampamento fra i soldati intenti a pulore le armi, preparandole per la prossima volta". Si noti che non si accenna a nessuna perdita italiana.