Illustrazione italiana
Ferdinando Martini
Confessioni e ricordi
5 maggio 1912- Anno XXXIX- Num.18, pp 432
L’argomento di questo XIX capitolo delle Confessioni e ricordi, che si rifà al gennaio 1907, data in cui Martini inoltrò la richiesta di essere esonerato dall’incarico di commissario straordinario per l’Eritrea, è interessante perché tratta degli Ascari. Dopo aver steso un bilancio soddisfatto del suo operato nella colonia ( " mi fu data una colonia turbolenta, minacciata da assalti di nemici esteriori, senza limitazione di confini e però in continui contrasti con la Francia, con l’Egitto, con l’Etiopia: la lascio chiusa in confini determinati, sicura, ordinata, tranquilla; costava alla madre patria diciassette milioni, ne costa cinque: non c’era ombra di strade, ci si va in carrozza e in ferrovia"), Martini affronta l’argomento delle truppe indigene, reputate infide da alcuni. Martini ha invece grande fiducia negli Ascari: " e il fatto Libia lo conferma, oggi. La fortuna, questa volta sapiente, li lanciò a fornirci più sicura prova della loro saldezza a Sidi-Said e a Tagiura: e intanto gli indigeni dell’Eritrea in contenta soggezione augurano alle nostre vittorie e l’Etiopia, anzi che preparare contese, rinsalda l’amicizia sua per l’Italia di cui conosce oramai la potenza e la forza". Nella sua visione paternalisticamente razzista Martini condivide il pregiudizio che gli abissini, fra l’altro, sono buoni combattenti perché " curano il dolore assai meno di noi", come l’autore di premura di dimostrarci con truci aneddoti di guerra.