Rivista delle colonie
Giovannetti, Eugenio
D'Annunzio e le colonie
Febbraio 1938 - n. 2, pp 169-172
Scrive l'autore dell'articolo: D’Annunzio non era soltanto, come Rudyard Kipling, il poeta dell’energia imperialistica nazionale, ma anche l’aedo delle singole conquiste. Il cantore delle “Canzoni delle Gesta d’oltremare” è figura che che nessuna letteratura coloniale aveva mai conosciuta (p. 169). Le Canzoni sono il più originale poema che l’imperialismo coloniale abbia dato al mondo nei primi anni del 900. Egli stesso ha compreso che la conquista d’Etiopia non era, com’egli aveva dapprima immaginato, l’ultimo ed il conclusivo episodio delle Gesta da lui cantata, ma il principio d’una nuova storia. L’epoca delle conquiste coloniali si chiudeva e cominciava quella dell’Impero (p. 171): questo viene dimostrato da un documento pubblicato dopo la morte di d’Annunzio sul “Popolo d’Italia”: rivolgendosi al Duce d’Annunzio dice: “La tua conquistatrice e divoratrice corsa equestre è di là da ogni impresa d’Oltremare…Tu hai disegnato, col tuo cavallo, l’estremo confine della tua conquista africana” (p. 172) Una nuova storia è cominciata.